Pier Francesco Zarcone: Il golpe appena cominciato è già finito
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Pier Francesco Zarcone: Il golpe appena cominciato è già finito

Il golpe appena cominciato è già finito, di Pier Francesco Zarcone

(immagine di apertura tratta da www.laverita.info

La parafrasi del primo verso di Canzone per te di Sergio Endrigo pare calzante per il fallito pronunciamento di Yevgheny Prigozhin Ceo del gruppo privato Wagner. Ma si tratta probabilmente solo del primo e più visibile atto di una sceneggiata che poteva finire in tragedia. Peraltro i tentativi ucraini di avvantaggiarsi del trambusto verificatosi in Russia sono falliti per la combattività delle truppe russe.

I segnali di qualcosa messa a bollire nella pentola della sovversione interna c’erano stati innanzi tutto a far tempo dalla fine della lunga battaglia per Artemovsk (Bakhmut per gli Ucraini): appena vinto, Prigozhin aveva fatto ritirare i Wagner senza sfruttare la vittoria, anzi col rischio di vanificarla. E poi il crescendo negli attacchi ai vertici militari della Federazione, cosa non nuova, era diventata assai più virulenta. Ed infine il gran finale a Rostov sul Don, la disobbedienza a Putin e la ridicola “marcia su Mosca” fermatasi a metà strada appena il Presidente bielorusso ha mediato per telefono col ribelle che sembrava in pieno delirio da “scippa teste e spacca panze”, come diciamo in Sicilia.

Ora, naturalmente, bisogna vedere quali saranno gli sviluppi della vicenda, ivi compresa l’avvenuta incriminazione del CEO della Wagner da parte della Procura russa. Si sapranno fra poco quali siano i contenuti della mediazione di Lukashenko. Comunque in questa vicenda nulla è chiaro.

Prima di tutto i servizi segreti russi. Possibile che nessuno si sia accorto delle manovre di Prigozhin? Impadronirsi di Rostov sul Don – città che conta 1.137.904 abitanti – non è cosa da poco, eppure … . E lo stesso arrivare a qualche centinaio di km da Mosca. Si è forse rimbecillito Prigozhin a pensare che con circa 25.000 uomini (forse 5 volte di meno secondo alcuni) avrebbe potuto ridurre a più miti consigli Putin e il Ministero delle Difesa? Da buon mercenario è stato comprato da servizi occidentali, come ha subito opinato Scott Ritter, ex ufficiale dell’intelligence dei marines statunitensi? O più semplicemente aveva appoggi in alto loco tra coloro che ai vertici russi vorrebbero una guerra più dura e che, stavolta usando Prigozhin, intendono impadronirsi della Difesa russa, oppure vogliono mediare con l’Occidente? Sono queste le due fazioni che costituiscono i nemici interni di Putin.

Circola un’interpretazione poco credibile per un gesto che equivale (almeno formalmente) ad un passaggio del Rubicone senza successo: il Ministero della Difesa aveva appena deciso di mettere sotto contratto (per meglio controllarle) le circa 40 formazioni paramilitari esistenti nel paese, tra cui ovviamente la Wagner. Ramzan Kadyrov ha firmato subito per i suoi Ceceni, Prigozhin si è rifiutato e questo ne avrebbe scatenato la ribellione. Sembra eccessivo.

Dietro Prigozhin c’è forse il vice-presidente del Consiglio di Sicurezza Dmitrij Medvedev, ex Primo Ministro di Putin ed ex Presidente della Repubblica, che attualmente però non per la carica di Primo Ministro nel 2020 gli fu preferito l’illustre sconosciuto Michail Vladimirovič Mišustin? La lectio andreottiana diceva che a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Ebbene Medvedev, prima notoria “colomba” liberaleggiante, dall’inizio del conflitto ucraino è diventato un truculento “falco”, allineato sovente con le posizioni di Prigozhin. È teoricamente possibile ma non è affatto detto.

I casi sono due: o fra non molto se ne saprà di più, o per vari anni rimarrà il mistero più fitto. Comunque la ridicola iniziativa di Prigozhin vale per Putin come avvertimento: o fa un bel repulisti nella Difesa e dintorni, la più radicale possibile, oppure ci sarà un prossimo golpe non più effettuato da un gruppo mercenario ma reparti dell’Esercito stufi di fare la guerra con una mano legata. Ed allora per l’Occidente saranno c…i amari.