
Piero Belli: La notte di Ronchi (settembre 1920)
Piero Belli
La notte di Ronchi
Milano, Società Anonima Editoriale Dott. E. Quintieri !920
«Ero stato a Fiume. Vi ero accorso di mia iniziativa per avere una sensazione precisa dello stato d’animo dei fiumani. E n’ero tornato entusiasta, ma accorato. I fiumani non avevano più, ormai, altra risorsa che quella della disperazione. Non si raccomandavano più che a se stessi. Erano risoluti ad insorgere. Il capitano Host-Venturi, che io incontrai nel suo ufficio di Comandante della Legione fiumana, credette perfino di dovermi dire che «anche Mussolini aveva abbandonata Fiume» tanto gli sembrava che tutta l’Italia consentisse ormai allo spettacolo orribile di quella agonia. E mi fu facile smentirlo. Ma dovetti anche assicurarlo che l’Italia non si sarebbe mossa in soccorso di nessuna iniziativa che non fosse stata eroica. Insorgere, bisognava. E battersi con le sole armi degne del tradimento avviato a gran passi verso l’epilogo: le baionette. E agire, in una parola, senza pietà e senza misericordia, nè per la città nè per l’Italia. Solo così poteva spezzarsi il nodo gordiano che gli interalleati avevano stretto a Fiume con la complicità protagonista del governo di Roma».

