Pier Francesco Zarcone ostacoli arabi allo sviluppo arabo
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Pier Francesco Zarcone: Ostacoli arabi allo sviluppo arabo

Pier Francesco Zarcone
Ostacoli arabi allo sviluppo arabo

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Estratto da “Studi Interculturali” n. 2 / 2013

Studi interculturali è una rivista pubblicata dal Centro di Studi Interculturali Mediterránea, col patrocinio del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste e il coordinamento editoriale di Gianni Ferracuti. Tutti i volumi si possono scaricare gratuitamente dai siti interculturalita.it e ilbolerodiravel.org. Vengono inseriti su claydscap.com i singoli articoli della rivista, estratti dal pdf originale.

L’arretratezza politica e sociale del mondo arabo è nota a tutti, Arabi compresi. In questa sede ne mettiamo in evidenza due: un insospettato fattore culturale e la tradizionale autocrazia araba, insieme a una rapida sintesi sui problemi economici di quell’area.

Attualmente la situazione politica è tale che l’unico paese arabo in qualche modo definibile “democratico” è il Libano, per quanto per i nostri standard in realtà si tratti di una democrazia assai imperfetta, quanto meno a motivo dei vincoli confessionali sanciti costituzionalmente – e questo dice molto.

Se qui ci occupiamo del mondo arabo non è per semplificazione, e ancor meno per volerlo considerare esponenziale dell’Islam, ma perché il deficit democratico è principalmente arabo piuttosto che strettamente musulmano. Sarebbe fuorviante ritenere che il resto del mondo musulmano presenti le condizioni democraticamente disastrose di paesi come Pakistan e Afghanistan (sull’Iran si dovrebbe fare un discorso a parte, poiché lì, detto in sintesi, siamo di fronte a una “democrazia totalitaria”). Ci sono infatti anche dei paesi islamici che, per quanto suscettibili di un’infinità di considerazioni critiche, tutto sommato sembrano dei paradisi politici se paragonati all’insieme dei paesi arabi: si pensi alla Turchia, alla Malaysia, all’Indonesia, al Senegal, all’Albania. I paesi ex coloniali dell’Africa costituiscono tutti dei casi a parte, per specifiche ragioni storiche ed etniche.

Prima di procedere, un’ulteriore avvertenza: pur essendo ormai abituale parlare di “paesi arabi”, tuttavia si tratta di un’espressione erronea, giacché i popoli etnicamente arabi vivono essenzialmente nella Penisola arabica, in Giordania e in parte in Iraq. Per il resto esiste una mistura etnica tale da risultare ben più corretta l’espressione “paesi arabofoni” (circa 200 milioni di persone).

Scrittura e lingua come barriere antipopolari

Per quanto la cosa possa sembrare sconcertante, in realtà ha una rilevanza tutt’altro che secondaria, al punto che taluni intellettuali arabi vi vedono addirittura la fonte di quell’arretratezza culturale che alimenta l’arretratezza politica e, in definitiva, lo stato critico delle loro società. Nell’Occidente europeo, e sul piano culturale, il processo di formazione di quella che chiamiamo “società civile” non si è avvalso tanto dell’esistenza di varie persone colte, dei loro circoli e delle loro università, quanto e soprattutto della circolazione e diffusione delle idee, favorite dalle caratteristiche della scrittura e delle lingue, e poi dalla stampa. Ciò vuol dire che la circolazione delle idee a livello diffuso da noi è iniziata davvero con le pubblicazioni – utilizzanti un alfabeto tecnicamente semplice come quello latino – in lingue “volgari”; cioè lingue locali in grado di diventare strumento di comunicazione di massa, idonea a coinvolgere quanti sapevano leggere e non facevano necessariamente parte dei circoli degli intellettuali “praticanti”. Tale indispensabile presupposto è mancato invece nel mondo arabo, e per lo più manca tuttora. Si tratta di un aspetto che in genere “specialisti” e commentatori erroneamente non prendono in considerazione.

Ai fini del mantenimento dell’assetto autocratico i governanti hanno accuratamente conservato una caratteristica preislamica del Vicino Oriente e dell’Egitto: la scrittura e la lingua come barriere per impedire un’emancipazione culturale estesa, e quindi il pericoloso virus del pensiero autonomo…. “

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