F. T. MARINETTI E IL FUTURISMO,  FASCISMO

F.T. Marinetti: Musiche spagnole di ruote sulle corde volitive della strada-chitarra (“2000”, 1929)

MUSICHE SPAGNOLE DI RUOTE
SULLE CORDE VOLITIVE
DELLA STRADA-CHITARRA
F. T. ­MARINETTI

da 2000 – Giornale della Rivoluzione Artistica
Redatto da Gallian Ghelardini Gaudenzi
N. 1 – Febbraio VII

Sulla sierra in velocità, alte nuvole arabe costruite con roseo zucchero filato in forma di dromedari carichi d’oro e cavalli schiumanti incorniciano il pallore olivastro imbellettato del crepuscolo.

­Sotto risuona la chitarra a molte curve della strada che la sierra fiancuta tiene stretta col pietroso braccio convulso.

­In basso l’automobile colla sua ruota, strimpellanti dita dentate d’una mano destra, gratta a tutta velocità le lunghe corde tese sull’ombellico – valle della strada – chitarra.

­In alto i polpastrelli, prime stelle unghiate d’una mano sinistra, premono spasmodicamente il polso musicale della strada tutta febbre nei nervi sonori tutta ­scoppi d’inebriante tenerezza.

Languori disperati. Balzi aggressivi delle note fra strappi d’acque profonde succhiate con laceranti singhiozzi.

­Pronto l’anulare soffoca sotto il suo polpastrello pensante lo spandersi patetico perfido d’una nota che piangendo si slancia, ubriacandosi di deserto rimpianto, e implorando i confini irraggiungibili della tristezza.

­Fatela tacere! Chi geme così vergognosamente? Forse il cane arrotato da noi poco fa? Oppure quella gitana sporca di notte che piangendo fa scattare all’indietro schiena collo e testa spavaldamente? Canta:

­Venne sorrise mi baciò e parti lasciandomi in dono il fiore nero della morte! Ma prima si degnò di schiacciare il mio cuore sotto il suo piede con lento spietato godimento suo…. e mio!

­Bruscamente il silenzio musicista copre tutta la Spagna imponendo una pausa quadrata viola.

­Se ne impermalisce l’antico Ven­to Burbero attaccabriga che balza fuori dalla Sierra tutta scheletri rosicchiati limati e piomba sulla polposa Madrid di marmo carne frutta cristalli ruote seta e gioielli d’elettricità. Madrid vibrante di ricche automobili veloci sembra dall’alto un rombante estuario di ghiacci splendidi che lo sgelo scatena. Scintillio tornito di vernici innamorate d’azzurro. Riflessi diacci balzanti. Morbide molle, affettuose imbottiture in fuga e cadenze sotto i fianchi lisci di donne cesellate dai piaceri rari. ­Senoritas Caballeros nella Residencia de Estudianta.

­O guide spagnole rallentate su schermi parigini, nelle sinuose bocche rosse il thè russo si mescola alle pasticcerie andaluse che franano deliziosamente come villaggi arabi sotto i denti brillanti della luna. Questo gommoso dolce di Siviglia resiste e dona il suo sapore inquietante dopo una lunga pressione delle labbra:

­- Marinetti el dio de la velocidad non ha freia.

­- Se comprende – risponde un profilo d’avorio cesellato che due lunghi occhi neri armano sotto una fronte bianchissima di sera marocchina. Marinetti porta nell’automovil el peso del ciaro de luna. Viaha con sua muger, la muy hermosa pintora e escrittora futurista Benedetta!

­Noi invece dopo 20 ore e 600 chilometri senza nulla da metterci in bocca corriamo come una canzone eterna sulle corde della strada-chitarra.

­Scivolamento rude grangran­dinare di dita mordenti sulle corde spazzolate e strappate.

­Vincere vincere il tetro Nulla Infinito! Come? Con quali armi? A scelta: un fermo grande roseo Amore assoluto che ci fissa cogli spigoli attenti! Ma se il Nulla Infinito resiste, cosa fare? Sfondarlo coll’immenso pugno sanguinante d’un orgoglio creatore! Creare creare, riempire il Vuoto Buio sfrangiato con un sorprendente Nuovo Costruito !

­Se ancora l’Infinito non cede? Assiduamente baci carezze preghiere snervare la sua durezza coll’unguento soave dei crepuscoli lacerati viole lagrime rinuncia… Non serve. Si muore prima di morire.

­Stanco, il meccanico crolla dal sonno nei fari agonizzanti, aggrappato al volante ingigantito che diventa il perno del girevole firmamento di costellazioni e strade precipitanti dall’alto. Terrore! Terrore di essere costretto forse ad insegnare il Futurismo mondiale ai sassi del torrente secco, ­bocconi sulla bocca nera della terra!

­Ma ci riporta in alto il lamento arabo che vola sulle corde tese della strada-chitarra. Sfugge alla più acuta voce di testa e arrampicandosi sempre più su con curve svolazzi riccioli e aeree contorsioni di note, vuole formare sempre più sorprendenti e temerari arabeschi sulla più disperata cima del cuore zenitale.

­Ora è in bilico. Vuole non vuole. Ride piange trema. Resiste. Poi perde piede, scivola e cade. Si rialza ma ruzzola a rompicollo, tenta ritenta aggrapparsi non lo può e piomba a capofitto spaccando corde d’argento e di bronzo in un grande grande lagrimante conflaglante arrogante morir di note.

2000 n. 1, VII (1929) – Tutti i testi del fascicolo trascritti in pdf

Marcello Gallian nell’Enciclopedia Italiana

Alfredo Gaudenzi su futurismo.org